martedì 15 ottobre 2019

Esperienze estive della fascia giovanile 2019

Vi proponiamo una breve sintesi delle esperienze svolte dalla fascia giovanile della parrocchia durante i mesi estivi.



GRUPPO ADOLESCENTI (2^ e 3^ media)


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Dal 17 al 21 luglio 2019, presso la "Casa Santi Sposi" a Bitonto, si è svolto il campo scuola dei gruppi di 2^ e 3^ media, dal titolo "Quanta fretta, ma dove corri?"
I 26 partecipanti si sono confrontati con la fretta che caratterizza le nostre vite, piene di attività e cose da fare, che riempiono le nostre giornate, ma fanno passare in secondo piano quelle che sono le cose che riempiono davvero la vita: le persone.
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Abbiamo quindi analizzato la fretta nelle relazioni: con noi stessi (ci prendiamo mai un momento per stare da soli e riflettere?); con gli altri (quanto pretendiamo dagli altri, ma quanto diamo?); con i primi amori (la fretta caratterizza anche le relazioni con i propri coetanei: si vuole provare tutto, bruciare le tappe, rischiando di bruciare i sentimenti e le emozioni); con Dio (quanto siamo coerenti con le scelte fatte, soprattutto dopo la Confermazione?). I ragazzi hanno apprezzato la scelta del tema e hanno partecipato attivamente e con interesse alle catechesi e alle discussioni che ne seguivano.
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Hanno gradito molto anche i laboratori pomeridiani, dove si sono confrontati con immagini, musiche, giochi e attività a tema, che alla fine scaturivano in una seria riflessione.
Momento importante e molto sentito, la Veglia notturna, dove partendo da "IO", abbiamo scandito le varie tappe: "IO...con?" e "IO...per?" per arrivare al mattino con il risultato: "IO...con gli altri...per AMORE".
E' mancata una guida spirituale, a nostro avviso figura molto importante per la crescita di fede degli adolescenti. Nel complesso è stata un'esperienza davvero positiva, che ci gratifica del lavoro svolto e ci sprona a proseguire su questa strada.


GRUPPO TOBIA


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Il campo scuola del Gruppo Tobia, svoltosi nei giorni dal 28 agosto al primo settembre 2019, presso la struttura Oasi San Giovanni di Altamura, è stata un'esperienza che indubbiamente ha lasciato il segno. Il fulcro delle nostre discussioni nell'arco di quei cinque giorni, seguendo la pista di re Davide dal primo libro  di Samuele, è stata l'immagine del muro: non come un qualcosa di lontano dalla nostra vita quotidiana, anzi tutt'altro. Noi stessi abbiamo costruito, e costruiamo tutt'ora, muri. Magari per paura: paura derivante da pregiudizi, paura di essere noi stessi e quindi paura di essere giudicati dagli altri. Una paura che ci lega, ci blocca, non ci lascia muovere, quasi come se fossimo dentro una prigione. Al tempo stesso però abbiamo visto come, quando non utilizzato per separare, il muro possa pure diventare veicolo di qualcosa di positivo. Il muro può accogliere i nostri disegni, i nostri pensieri e quindi diventare, un po' come le pitture rupestri delle popolazioni primitive, una testimonianza della nostra vita e del nostro essere. Ed
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è quello che è accaduto con il muro da noi stessi costruito e che fisicamente ci ha accompagnato nelle catechesi, muro sul quale giorno dopo giorno hanno preso forma i frutti delle nostre riflessioni. Una cosa che possiamo dire essere condivisa da tutti, è il fatto che in quest'occasione ci si sia sentiti molto più coinvolti di quanto non sia accaduto in passato, a tal punto da aver affrontato discussioni che mai ci saremmo aspettati di affrontare nel gruppo, soprattutto in modo così sentito e acceso. Persino la partecipazione a momenti maggiormente dedicati alla preghiera l'abbiamo vissuta in modo diverso, meno disinteressato E questo è stato per noi molto importante, in quanto ci ha permesso da una parte di rafforzare i rapporti tra noi, ma soprattutto di legare maggiormente con componenti del gruppo dai
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quali di solito siamo sempre stati un po' più lontani. Siamo riusciti ad apprezzare meglio la bellezza della diversità che ci caratterizza; qualcuno ha avuto l'opportunità di riavvicinarsi alla fede in un momento di dubbi e incertezze; altri hanno trovato la forza necessaria per poter uscire da un momento buio della loro vita. Abbiamo sentito realmente e intensamente la presenza di Dio vicino a noi. Speriamo vivamente che questi sentimenti non restino relegati al campo scuola, ma che ci accompagnino anche in tutto il resto del nostro cammino.





GRUPPO GIOVANISSIMI


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Nel giugno scorso era stato stabilito che non si sarebbe organizzata nessuna esperienza estiva, dato che la partecipazione dei ragazzi alla Messa domenicale e agli incontri era pressoché scarsa durante il corso dell'anno.
Tuttavia i ragazzi, coscienti di aver disatteso tutti i propositi fatti l'anno precedente e con la tenacia e la caparbietà che li contraddistingue da sempre, hanno preso in mano la situazione e in pochissimo tempo, dopo avergli indicato la tematica principale, si sono premurati di cercare una struttura, fissare delle date, occuparsi delle spese e della preparazione degli incontri di catechesi e di preghiera. A noi educatori sarebbe spettato solo il compito di supervisionare il loro lavoro e preparare il momento di deserto e la veglia notturna, perché volevano riflettere su qualcosa "a sorpresa". "L'alba di una nuova era" è stato il filo conduttore di questa esperienza, suddiviso in tre aree: "Chi sono io", "Che rapporto voglio avere con Dio", "Che relazioni intendo instaurare con gli altri".
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L'esperienza in generale, dalla preparazione alle giornate trascorse insieme, ha prodotto dei risultati: la comprensione dell'energia e del tempo che gli educatori investono per preparare l'incontro, ritiri, campi scuola; l'importanza di collaborare, nonostante disguidi e incomprensioni che possono sorgere lungo il cammino; il confronto pacifico e costruttivo per appianare le discussioni e rinnovare la sinergia; il desiderio di scoprire e riscoprire la Presenza di Dio nella loro vita, la consapevolezza che anche loro possono essere dei punti di riferimento nella vita degli altri; l'essere prevenuti e i pregiudizi su qualcuno o qualcosa non sono mai un buon inizio.
Come educatori, abbiamo apprezzato tutto quello che i ragazzi hanno dimostrato di saper e poter fare tutto se solo si impegnassero in ogni ambito della vita. Per questo lasciamo un gruppo di ragazzi che ha raggiunto una maturità tale da organizzare un campo scuola di alto profilo e di alto spessore spirituale, al punto da mettere anche noi educatori in crisi. 
Siamo certi e coscienti di aver piantato dei semi che, se coltiveranno, porteranno frutto. La strada è ancora tanta, soprattutto per quanto riguarda il loro percorso di fede. Ci auguriamo che la parrocchia impari a osservare le potenzialità, le fragilità e le richieste di questi ragazzi, senza utilizzare questi aspetti per ferirli o fermandosi solo alle apparenze.

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