Si è tenuto lunedì 12 novembre 2018 il
secondo incontro del percorso di dialogo e riflessione sulla Chiesa
proposto dalle cinque parrocchie gioiesi, finalmente di nuovo insieme
per un progetto comune.
Per cominciare un breve momento di ascolto e preghiera di un testo intitolato «Amare la chiesa».
All'inizio
erano pochi i partecipanti, tanto che qualcuno ha scherzosamente
ipotizzato che alcuni abbiano avuto paura di essere interrogati sulle
tracce di riflessione proposte. Chiaramente non era quello il fine
dell'iniziativa, come specificato anche da don Marino nella sua
introduzione, che ha ripercorso velocemente i temi affrontati nel corso
della prima serata prima di dare spazio agli interventi del pubblico,
che provo a riassumere, sperando di non stravolgerne il senso.
Grazia V.
- Mi è piaciuto il lavoro di presentazione della gerarchia.
Tornerei sul concetto di grazia di stato, che ci infonde la dignità di popolo di Dio.
Nel popolo di Dio i laici sono uguali al clero, con compiti differenti.
Sant'Agostino
diceva «per voi sono vescovo, con voi sono cristiano, ricordando sia il
proprio ruolo a servizio dei fedeli, sia la comune appartenenza al
popolo di Dio.
A volte si creano barriere e incomprensioni.
I pastori hanno il dovere di richiamarci, perché è umano sbagliare, non perché siamo bambini da educare.
Gaetano
- Il Papa insiste su una chiesa che sia popolo di Dio, che sia missonaria.
- Dovremmo riscoprire: il legame tra famiglia e comunità;
- la fede come esperienza di incontro con Cristo vivo;
- il nostro ruolo di accompagnamento personae dei giovani e dei ragazzi, l'essere per loro un punto di riferimento.
Oggi
la parrocchia fatica a essere luogo di referimento per i giovani, a
dialogare con loro.
La creazione di centri di formazione per i giovani potrebbe essere
un'esperienza utile.
In una parrocchia deve esserci la comunione dei carismi ossia la
collaborazione tra gruppi diversi. Non si deve andare ognuno per conto
suo.
Sarebeb importante valorizzare le feste patronali per l'evangelizzazione
e ripetere e valorizzare esperienze come la Tenda dell'Incontro.
Angelo F.
- Valorizzare l'interparrocchialità, carismi e talenti diversi capaci di convivere nell'unità.
Dare
maggiore spazio al coro interparrocchiale, anche durante le feste
patronali, per renderlo strumento di evangelizzazione in alternativa ai
soliti cantanti.
Dovremmo evitare le
contrapposizioni tra istituzioni ecclesiali e carismi, ricordando
quanto scritto da papa Giovanni Paolo II sulla necessità di comunione
tra doni gerarchici e doni carismatici.
Necessità
di collaborare, superando il campanilismo parrocchiale che spesso ci fa
rinchiudere nel nostro guscio e ci impedisce di lavorare insieme.
Enzo C.
- Il cuore del cristianesimo è l'unità, la comunione nell'amore, il «che siano una cosa sola» spesso auspicato da Gesù.
Siamo
chiamati ad approfondire la nostra fede, a vivere i sacramenti non come
un'esperienza solo individuale.
La confessione e gli altri sacramenti hanno una valenza comunitaria. La
purificazione non serve solo a me, ma anche a tutta la comunità, perché
se una parte del corpo soffre, soffre tutto il corpo
Quante volte prego per i fratelli sconosciuti e non solo per me?
L'amore fraterno è una luce potente di diffusione del Vangelo.
replica di don Marino
Per
grazia di stato intendiamo una grazia diversa concessa a ciascuno di
noi in base agli incarichi ricoperti all'interno della chiesa.
Per
esprimere l'unità nella diversità della Chiesa possiamo fare l'esempio
della preghiera durante la messa. Ogni comunità prega per il proprio
vescovo, responsabile della diocesi in cui viviamo, ma tutti insieme
preghiamo per il Papa, in qualunque luogo del mondo ci troviamo.
Spesso
nella chiesa si discute su chi debba avere l'ultima parola tra la
gerarchia e il carisma, su chi abbia maggiore l'autorità.
La prospettiva è sbagliata. Non si tratta di stabilire chi comanda.
L'obbedienza all'interno della Chiesa significa rimandare a un altro la
responsabilità ultima di fronte a Dio e riconoscere che possa aiutarci a
crescere nella Fede.
Spesso abbiamo difficoltà a decifrare cosa sia la Comunità.
La
religione è diversa dalla Fede. Come nella parabola del seminatore, il
seme è sempre valido, ma se trova un terreno sfavorevole, se la Parola
viene accolta in maniera diversa, i frutti cambiano.
Il
gruppo, il movimento, l'associazione sono solo una parte della nostra
esperienza parrocchiale, spesso elitario e conseguenza di una scelta.
La
parrocchia invece deve essere aperta a tutte le esperienze, non deve
essere colorata solo dalla propria appartenenza a un gruppo.
Il livello base per tutti deve essere la spiritualità diocesana, le altre esperienze devono essere solo complementari.
La
comunione dei santi ha una dimensione orizzontale sulla terra, la
comunione con i fratelli e una dimensione verticale conb Dio e con i
defunti.
don Giuseppe D.C.
-
La grazia di stato non viene dal battesimo, ma deriva dall'ufficio che
uno svolge nella chiesa, secondo la comunione che è alla base della
Chiesa.
La Chiesa affida a tutti il mandato di evangelizzare (missionarietà
della Chiesa) non perché va lontano, ma per l'ufficio che svolge, il
continuo servire il popolo di Dio.
Se non c'è comunione non esiste la Chiesa.
Non possiamo allontanarci o dividerci, la Chiesa è fatta di popolo, non è una elite.
Facciamo
attenzione a contrapporre carisma e autorità. Ogni carisma è dato per
il bene di tutti, per svolgere un servizio maggiore e più completo.
Chiesa è tale quando tutte le membra servono a tutto il corpo.
In
questo incontro si è spesso citata la definizione di papa Giovanni
XXIII della «chiesa come fontana del villaggio», ma ci sono anche altre
sue espressioni meno note come quella della «chiesa come ottavo
sacramento».
Dobbiamo mettere in
atto l'unità perché tutti insieme siamo una cosa sola. Abbiamo una
vocazione comune al battesimo, a essere cristiani, parte della comunità.
Nella comunità mi realizzo come cristiano e do quel che Dio mi ha donato
per la mia realizzazione piena.
Carismi diversi, ma che vanno messi insieme perché uno diventa servizio all'altro.
I gruppi ecclesiali a volte creano divisione, concorrenza, ci distolgono dall'essere Chiesa per pensare solo al nostro piccolo.
Gianni F.
- Abbiamo bisogno di un aiuto per riflettere sull'importanza dei
sacramenti dell'ordine e del matrimonio, vissuti nel quotidiano.
La famiglia, la coppia viene spesso considerata solo un oggetto da
catechizzare e non un soggetto da valorizzare.
don Marino
Il laicato comprende anche i single che altrimenti non avrebbero
collocazione.
don Innocenzo M.
- Papa Francesco usa oggi spesso per la chiesa l'immagine
dell'ospedale da campo. La Fede si vive in atto, quando siamo coinvolti
in un'esperienza.
Ci sono spesso difficoltà a trasmettere la fede ai giovani.
A Gioia c'è molto campanilismo tra le 5 parrocchie e raramente si riesce a lavorare insieme.
Spesso
chi fa parte di una comunità dichiara «sono nato qua», faccio parte di
questa parrocchia da sempre, si è sempre fatto così , un discorso che
esclude gli altri dall'appartenenza parrocchiale e impedisce ogni
tentativo di cambiamento.
Giovanni Z.
- Parlo a nome dello staff di UPGO, un sito interparrocchiale nato
alcuni anni fa dall'intuizione di tre ragazzi del Sacro Cuore, molto
competenti in ambito informatico. Un'esperienza che è andata avanti con
alterne fortune fino a qualche mese fa, quando è stato necessario
chiudere il vecchio sito, ormai diventato obsoleto.
Come staff abbiamo avviato un percorso di rinnovamento, creando un nuovo
spazio più semplice, costituito da 5 blog parrocchiali interconnessi
tra loro.
Abbiamo più volte chiesto ai parroci la loro opinione su questa
esperienza, se ritengano opportuno andare avanti, ma finora non abbiamo
recepito una risposta univoca.
Il
mondo digitale, come ribadito anche durante l'ultimo sinodo dedicato ai
Giovani, può essere una straordinaria opportunità di evangelizzazione.
UPGO non è il nostro giocattolino, è un servizio per le comunità
parrocchiali gioiesi e con il vostro aiuto potremo renderlo migliore e
più efficace..
Anna D.M.
- Non è facile mettere insieme comunione gerarchica e ubbidienza.
Dobbiamo imparare a lavorare insieme, anche se non condividiamo le idee
della gerarchia.
Non dobbiamo pensare alla persona, con cui può anche esserci un
disaccordo o un'incomprensione, ma al suo cammino, al viaggio che stiamo
percorrendo insieme.
La parola
«gerarchia» forse fa pensare a qualcosa di duro, di imposto. Occorre
trovare un linguaggio nuovo senza tradire la fonte.
La fraternità è un obiettivo da raggiungere.
La
comunità parrocchiale è oggi spesso influenzata dal mondo, talvolta i
nostri comportamenti e atteggiamenti non sono diversi da quelli
dell'odierna società dell'apparire.
Si è perso il senso della speranza in una vita migliore (dimensione Paradiso).
C'è mancanza di coerenza tra parole e azioni.
Non c'è una continuità pastorale, viviamo camini spezzettati.
Un progetto segue l'altro senza un criterio. Siamo disorientati.
Al termine dell'incontro don Marino ha ribadito l'importanza della dimensione diocesana, che deve avere la precedenza sulle iniziative parrocchiali
Importante stabilire rapporti di fraternità con gli altri sacerdoti (e con i laici).
Vista l'importanza degli argomenti don Tonino ha suggerito di rendere questi incontri meno episodici e di riprenderli all'interno delle comunità parrocchiali.
Il prossimo appuntamento si svolgerà il 10 dicembre 2018 presso
la chiesa di san Francesco alle ore 19.30; dopo tante parole un momento
di preghiera, occasione per metterci in ascolto della Parola di Dio e
sentirci Chiesa, essere una cosa sola davanti all'altare.
Nessun commento:
Posta un commento